BREVE TRAMA La storia è ambientata nella roma papalina dell'800 e narra le vicende, a volte buffe e talora tragiche, di Rugantino, un bullo dell'epoca ch evive alla giornata tra scherzi, bevute con gli amici " paini", tanto sfrontato quanto pauroso, amante della vita e delle donne ma allergico al lavoro. Egli vive giorno per giorno di espedienti grazie anche a Eusebia che, pur di scroccare vitto e alloggio a qualche "frescone", si fa passare per sua sorella. Il "frescone" di turno è mastro Titta, proprietario di un osteria nonchè boja per lo Stato Pontificio, che inizialmente ingannato successivamente si innamorerà e farà di sé Eusebia. Avvenimento fondamentale è la scommessa nella quale Rugantinosi impegnerà con i suoi amici: sedurre la bella Rosetta, moglie del gelosissimo Gnecco detto " er matriciano". Nel giro di poco tempo, complice l'assenza di Gnecco che è stato bandito da Roma accusato di omicidio, Rugantino si innamorerà di Rosetta e ricambiato nei sentimenti deciderà di rinunciare alla scommessa non raccontando nulla ai suoi amici. Ma Rugantino sempre Rugantino è e perderà Rosetta quando questa si accorgerà che non è stato capacedi mantenere la sua parola. Riuscirà però a riconquistarla quando si autoaccuserà dell'omicidio di Gnecco che viene trovato morto, ucciso in realtà da un'altra persona per vendicare l'omicidio del quale "er matriciano" si era reso protagonista. Rugantino dimostrerà così di essere quello che non era mai stato: un vero uomo, ammirato e stimato da tutti... ma ciò gli costerà molto caro!
NOTE DI REGIA
Ritoccare in lungo ed in largo questo capolavoro dei maestri Garinei e Giovannini sarebbe stato come un affronto al loro genio, alla loro creatività, al loro spirito goliardico e soprattutto ad una romanità che traspare e trasuda non solo dal linguaggio ma anche dal modo di essere di ogni personaggio. Perciò la struttura portante dell'opera è rispecchiata nella quasi totalità, salvo l'eliminazione di alcuni personaggi secondari come Bojetto, il figlio stupidotto di Mastro Titta, ed il Cardinal Vicario: il primo, a mio modesto parere, personaggio scialbo e poco comico ed il secondo non fondamentale per lo svolgimento della storia. Ed a proposito di Mastro Titta, fatta salva la sua figura di boja, l'ho immaginato come un oste ciarliero ed intrattenitore, che davanti ad un ottimo bicchiere di vino e circondato da buona compagnia rispolvera, al momento opportuno, le sue doti di cantore di serenatee stornelli romani, molto in voga a quei tempi. Altro leggero ritocco riguarda Don Fulgenzio, personaggio sì importante quanto anonimo, che grazie alla sua "Baresità", presente soprattutto nel linguaggio, sembra aver acquisito più simpatia e paternalità. Alle Zitelle, invece, ho voluto dare maggiore visibilità mediante una rapida sequela di brevi "fioretti" recitati con varie cadenze dialettali. Infine in qualche coreografia sono state aggiunte piccole note di modernità, che si sono ben integrate con la classicità tipica dell'epoca in cui si svolge tutta la storia.