BREVE TRAMA LISISTRATA è una commedia di Aristofane, presentata dal suo autore sotto lo pseudonimo di Callistrato, che fu rappresentata la prima volta nella Atene del 411 A.C. in occasione del concorso poetico delle Lenee durante la guerra del Peloponneso.
Il titolo deriva dal nome dell'eroina protagonista: "colei che scioglie gli eserciti".
È nota al grande pubblico per il celebre sciopero del sesso, con cui tutte le donne elleniche, convinte dall'ateniese Lisistrata, occupano l'Acropoli di Atene e ricattano gli uomini affinché pongano fine alla guerra del Peloponneso che da lungo tempo travagliava la Grecia.
Di fronte a un ricatto del genere, connesso com'è a un bisogno primario, gli uomini della Grecia non possono che cedere. In tal modo, la realtà della guerra è smascherata nella sua concreta negatività, come privazione dei diritti naturali.
Si tratta di una delle più antiche commedie satiriche giunte fino ai giorni nostri ed i cui temi più espliciti sono il sesso (lo sciopero sessuale delle donne) e la politica (l'emarginazione femminile e la guerra). L'efficacia satirica dell'opera è provata dalle reazioni negative della critica antica, che la biasimò per la sua libertà di linguaggio e irriverenza.
NOTE DI REGIA
Sono passati "solo" 2.422 anni da quando Aristofane la scrisse, ed a così tanti anni di distanza LISISTRATA ed in particolare i temi trattati in questa commedia continuano ad essere incredibilmente attuali: l'inutilità della guerra, le donne considerate dagli uomini più oggetto che soggetto, le stesse che si ribellano alle privazioni ed ai lutti che ad ogni conflitto bellico pesano su di esse, ed infine la loro sagacia nonché astuzia che sono prevaricanti su quelle degli uomini.
Pensando ad Aristofane, mi vengono in mente altri due lungimiranti personaggi della storia come Leonardo Da Vinci e Jules Verne, che con le loro fantastiche intuizioni hanno scritto prima del tempo ciò che poi in tutto o in buona parte di esso sarebbe accaduto.
Parlando invece dell'allestimento, a tre semplici colonne che rappresentano l'entrata della sacra Acropoli, si contrappongono due praticabili che rappresentano sia il pulpito dal quale vengono pronunciati i grandi discorsi che l'ara sulla quale si sacrifica la stupidità umana.
Infine un linguaggio moderno, per molti tratti allusivo ma mai volgare, ha sostituito la poetica scrittura del testo originale di Aristofane, del quale però si fa un piccolo cenno nella parte finale della commedia, a chiudere una porta sulla rappresentazione per aprire un'altra… quella della riflessione!